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Il marmo “giusto”

Il marmo “giusto”

Pubblicata il 05 May 2022

Come scegliere il marmo “giusto” per il nostro progetto?

Ci sono diverse variabili che fanno la differenza tra utilizzare un marmo idoneo per un progetto e uno che non lo è. Come spesso accade sono i dettagli che fanno la differenza. Generalmente, la prima selezione della pietra naturale da utilizzare in un lavoro viene operata in base a colore e costo ma, se ci fermiamo a questi due parametri, abbiamo molte possibilità di commettere un errore.

Solo dopo lo studio delle caratteristiche tecniche, la verifica delle lavorazioni che si possono eseguire sulla superficie, l’analisi delle variazioni di struttura e la possibilità di impiegare prodotti protettivi adeguati, si avranno in mano gli elementi per compiere una scelta consapevole.

Stonest è il partner tecnico giusto per compiere questo percorso con professionalità e affidabilità e in questo primo passaggio, che ci porterà ad analizzare le varie situazioni, affrontiamo il tema delle principali finiture superficiali che si possono ottenere sul piano a vista delle lastre.

Per questo argomento proponiamo una suddivisione in base alla complessità delle lavorazioni superficiali necessarie per ottenere l’effetto desiderato. Necessaria la premessa che nessuna operazione è da considerarsi banale in quanto non può prescindere dalla conoscenza del materiale che si lavora e dalle reazioni che si possono ottenere durante i vari procedimenti.

La prima informazione da conoscere è che non tutte le pietre possono essere rese lucide mentre tutte possono essere levigate. La lucidabilità delle pietre dipende dalla composizione chimica, dalla compattezza e dalla durezza. Possiamo affermare che non tutte le “pietre naturali” lucidabili raggiungono lo stesso grado di lucentezza. La levigatura è considerata la finitura che, più di ogni altra, dona al materiale un aspetto estetico simile a quello che può essere prodotto in natura dall’azione abrasiva ripetuta da acqua, vento e sabbia su superfici esposte.

Queste due lavorazioni sono quasi sempre ottenute mediante macchinari con alto grado di automazione dotate di un nastro trasportatore che trascina le lastre da spessore 10 a 100 mm. sotto la pressione di teste motorizzate e attrezzate con una sequenza prestabilita di settori diamantati e abrasivi di grana crescente fino agli ultimi lucidanti. Il numero delle teste è variabile così come la così detta armatura delle stesse che serve a raggiungere il risultato richiesto. Nella gran parte delle pietre naturali lucidatura e levigatura sono rese possibili ed efficaci grazie allo sviluppo di altre tecnologie impiegate a monte di questi procedimenti come la colatura, la resinatura ed il rinforzo del secondo piano delle lastre mediante l’incollaggio di rete in fibra. Completano le finiture a basso grado di lavorazione il “piano sega” che è, di fatto, un “non trattamento” in quanto è l’aspetto che si ottiene con il taglio dei blocchi in lastre.

Nella seconda fascia poniamo quelle lavorazioni che, pur essendo “tradizionali”, sono caratterizzate da un risultato più strutturato rispetto ai precedenti e definiamo questa fascia come a medio grado di lavorazione: lo spacco naturale che si ottiene con l’azione meccanica di lame lungo il verso di stratificazione genera superfici più o meno uniformi in base al grado di fissiblità della pietra. Esempio di massima fissibilità si ha nell’Ardesia Ligure.

La fiammatura è un procedimento in cui la superficie da trattare viene sottoposta a shock termico (minimo 600° C) mediante una fiamma (ossigeno e propano) che ne altera lo strato più esterno rendendolo antiscivolo e spigoloso. Questo processo agisce anche sui minerali contenuti nelle pietre provocando variazioni cromatiche anche significative. Si esegue generalmente sui graniti, gli gneiss e altre pietre particolarmente compatte mai su marmi, travertini e onici. A seconda della velocità di avanzamento, della distanza della fiamma dalla superficie e dalla diversa pressione utilizzata si potranno ottenere differenti gradi di lavorazione.

Sabbiatura, Granigliatura e la più moderna idropulitura ad alta pressione sono finiture che applicano lo stesso principio di alterazione del piano più esterno delle pietre naturali. Cambia l’agente che viene utilizzato per “scolpire” le superfici da lavorare. Nel primo caso abbiamo una sabbia silicea particolarmente fine, nel secondo si aggiungono delle microsfere metalliche e nel terzo si sfrutta la tecnologia di base delle tradizionali fiammatrici sostituendo alla fiamma ossidrica un getto d’acqua sparata ad alta pressione tramite ugelli regolabili. A differenza della fiammatura questo procedimento non modifica la struttura dei minerali e perciò, le pietre trattate con questo sistema, mantengono inalterate le colorazioni originarie. Tutte le pietre naturali potrebbero essere sottoposte a queste lavorazioni e, sorprenderebbe osservare, quanto potranno essere distanti tra loro i risultati ottenibili.

Chiude questo gruppo la bocciardatura che si ottiene attraverso l’azione pneumatica di uno o più utensili diamantati o al widia che agendo perpendicolarmente sulla superficie della pietra ne incidono il piano facendo saltare scaglie regolari di materiali. In base a forma e dimensione dell’utensile si otterrà una minore o maggiore densità di lavorazione. L’azione delle bocciarde può essere generalmente sopportata da materiali con spessore uguale o superiore a 30 mm.

Esiste un’ulteriore lavorazione che può essere inclusa in questa categoria e ha una doppia valenza. Può essere considerata una vera e propria finitura ma, spesso, è utilizzata per donare morbidezza e rotondità a tutte le altre descritte in questa fascia. Parliamo della spazzolatura. Viene eseguita in linea con lo stesso macchinario che si usa per levigatura e lucidatura. In questo caso piatti diamantati, abrasivi resinoidi e tradizionali sono sostituiti da spazzole con setole di diversa durezza che con la duplice azione delle teste (rotazione e traslazione) e con l’ausilio dell’acqua, abradono con delicatezza e puliscono il piano delle lastre. Se le lastre erano state precedentemente trattate con altra finitura l’azione sarà volta a rendere meno ruvide le superfici mentre se questa è la finitura scelta per le nostre pietre il risultato sarà molto piacevole al tatto, leggermente scavato e dalla caratteristica similitudine al cuoio lavorato.

Lasciamo nella terza e ultima categoria, ad alto grado di lavorazione, tutte quelle operazioni che comportano dei procedimenti che hanno necessità di utilizzare un macchinario a controllo numerico e, di conseguenza, un programma di lavorazione più o meno complesso. Lo scopo è conferire alle superfici una tridimensionalità non raggiungibile con le macchine a due assi. L’introduzione della modellazione 3D nei sistemi lavorativi ha aperto un’infinità di soluzioni rivoluzionando il concetto di finitura superficiale allargando gli orizzonti di un settore per troppo tempo statico e legato alla ripetitività dei sistemi di base.

Oggi possiamo dire che la lavorazione delle pietre naturali ha trovato la sua dimensione, il suo giusto riconoscimento come aspetto fondamentale per l’utilizzo del più nobili dei materiali da costruzione.

Stonest si è dimostrato sensibile e preparato a questo cambiamento e adesso siamo pronti a trasferire questo risultato nei nostri progetti presenti e futuri.

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